Valore della ricchezza tra desiderio e paura

Nevada, grotta del fiume Colorado

Dopo aver trascorso gran parte della nottata senza riuscire a dormire, restando accovacciata nella grotta collocata sulle sponde del fiume Colorado, Raja riapre lentamente gli occhi. Nell'alzare lentamente la testa, la donna scorge Zuri che sembra invece essere riuscito a dormire, nonostante la fresca temperatura della grotta. Nel vedere la prima luce generata dall'alba, Raja viene volta da una piacevole e confortevole sensazione di sollievo e liberazione, come se l'aver trascorso la nottata in un ambiente buio dominato da tormentati ricordi del suo passato, ora le stia permettendo di vedere con nuovi occhi, la bellezza della luce, e automaticamente un diverso valore da dare alla vita. Nel sollevarsi con il busto dal suolo della grotta, la donna non riesce però ad evitare che Zuri si svegli.

"Raja..."

Il giovane si passa le mani ai lati del viso un paio di volte, prima di alzarsi e mettersi seduto anche lui.

"Il fuoco si é spento. Sei riuscita a dormire?"

Raja scuote la testa negativamente, e Zuri si alza per andare a sedersi accanto a lei.

"Quali pensieri ti hanno disturbata?"

"L'idea di aver perso qualcosa di incredibilmente magico."

Zuri capisce ancora maggiormente, quanto la donna deva portare con sé ricordi particolarmente importanti nei confronti del sultano.

"Raja, quello che credi di aver perso, non l'hai affatto perduto. Se inoltre, lui ha mandato qualcuno a cercarti, non pensi che ci tenga davvero a te? Se é quel sultano che può ridarti la magia di cui senti la mancanza, allora torna da lui, e cerca di capire le motivazioni per le quali ha deciso di dedicarsi ad attività che tu non condividi. Immagino che di lui, tu amassi anche altre sue diverse attività e qualità, giusto? Quindi perché condannare una persona, per una sua sola caratteristica che, non poteva esserti piaciuta, nonostante l'esistenza di mille altre che, invece ti erano piaciute e che ti avevano fatto vivere qualcosa di molto bello?"

Raja alza lo sguardo verso Zuri per qualche attimo, per poi riabbassarlo lentamente. Il giovane tende una mano verso di lei, per invitarla a mettersi in piedi, subito dopo di lui. La donna lo guarda con occhi interrogativi.

"Dai Raja, andiamo."

"Andare? Andare dove?"

"Non vorrai restare in questa grotta ancora più a lungo, no? Ti riaccompagno da lui."

"Stai scherzando! Non ho nessuna intenzione di andare, io, da lui!"

Esclama marcando soprattutto la parola "io".

"Allora lascia che sia lui a venire da te, ma non rinunciare a qualcosa che chiaramente stai ancora desiderando!"

"Non ne voglio sapere dei suoi scagnozzi! Non capisci che é anche questo che mi fa così tanta rabbia? Possibile che per ogni cosa che lui voglia fare, ci devano essere di mezzo i suoi scagnozzi, o la sua servitù, mentre lui, é solo capace di dare ordini?!"

"E' davvero cosi? Ne sei sicura, Raja? E' un uomo capace solo di dare ordini?"


Persia/Iran, eliporto

Muyassàr sale a bordo dell'elicottero dopo essere sceso dalla limousine seguito da Butrus, il suo fedele barbuto e robusto consigliere che, é riuscito a convincere il sultano a poter partire insieme a lui, per andare alla ricerca di Raja in Nevada. Il pilota che con pazienza, ha atteso l'arrivo del sultano all'eliporto, fa accomodare i due uomini nel retro del particolare elicottero, dove é collocato un comodo divanetto di pelle nera che, non ricorda nemmeno lontanamente i tipici spartani sedili, che solitamente si trovano all'interno di comuni elicotteri. Il divanetto presente invece su quell'elicottero, sembra essere un vero e proprio divano regale che, sicuramente è anche costato parecchio al ricco sultano.

"Maestà, quando vuole, siamo pronti per partire per il Nevada."

Gli comunica subito l'uomo che, si sarebbe andato a sedere accanto al pilota già pronto per avviare la partenza.

"Accendete i motori e partiamo subito."

"Subito, maestà."

L'uomo va a prendere posto accanto al sedile di pilotaggio, e pochi istanti dopo, l'elicottero si alza per partire verso il Nevada. Butrus va a lisciarsi con le dita di una mano, la sua folta barba nera, cercando di trovare qualche buona parola per aiutare il sultano a non vedere quella situazione, così tremendamente nera.

"Ehm, maestà. Vedrà che..."

"Sono così tanto orribile, Butrus?"

Lo interrompe il sultano, questa volta però, con voce insolitamente sconsolata.

"Maestà, che cosa dice! Lei orribile?! Cosa le salta per la testa, maestà! Ha dimenticato la fila delle donne che, avrebbe dietro la porta delle sue stanze, se solo lei volesse aprirgliele?"

Butrus inizia a ridacchiare nel pessimo tentativo di far rialzare la stima del sultano, attraverso una modalità di comunicazione leggiadra, ma lo sguardo del sultano fa quasi rizzare i ricciuti peli della barba di Butrus che, capisce al volo di aver fatto un'infelicissima battuta.

"Maestà, intendevo dire che..."

"Che cosa vuoi che me ne importi di questo, e di altre donne! Che cosa devo fare ancora, per far capire a te, a tutto il palazzo, e soprattutto a lei, che ho occhi, mente e spirito solo per lei!"

La voce di Muyassàr si altera, facendo sussultare Butrus.

"Oh, questo lo so, e lo abbiamo capito molto bene maestà, ma...Chiedo perdono, il mio era solo un tentativo per ridarle il sorriso."

"Il mio sorriso tornerà solo quando riavrò il mio diamante."

"Ehm, maestà, perché invece non cerca di recuperarlo un po' prima di ritrovare il suo diamante? Pensa che Raja si precipiterebbe tra le sue braccia, nel vedere quel viso così oscurato e teso? Andiamo, maestà! Sorrida! Presto la ritroveremo e..."

Muyassàr scuote la testa, chinandosi in avanti con il corpo, in modo da appoggiare gli avambracci sulle gambe, assumendo una postura sia sportiva che elegante, 

"Raja non mi stima più."

"Ma cosa dice! E' solo arrabbiata! La rabbia tira dei brutti scherzi maestà, e lei dovrebbe saperlo molto bene. Dico giusto?"

Muyassàr socchiude gli occhi.

"Ho rovinato tutto. Avrei dovuto dirle tutto fin dal principio. Avendolo scoperto così, mi ha fatto passare per un menzognero, oltre che ad un ossessionato materialista."

"Ma maestà! Non c'é nulla di peccaminoso nel godersi la vita anche in mezzo a mille ricchezze materiali!"

"Allora perché Raja non la pensa cosi?"

"Forse perché Raja non ha mai vissuto nella ricchezza. Sa, maestà, a volte la troppa ricchezza spaventa le persone a cui é stato sempre insegnato di doversi accontentare. Sono certo che con una miglior comunicazione fra di voi, e osservando le cose da nuove prospettive, potreste sistemare tutto."

"Le avrei dato tutto. Avrei anche rinunciato a tutto, per lei."

"Eh no! Questo no, maestà! Mai rinunciare a qualcosa nemmeno per amore di nessuno! Su questo non transigo, maestà! Dopo tutti i sacrifici fatti per poter vivere una vita così immersa in prosperità, abbondanza e ricchezza, e averne anche data, a tante altre persone che sono al suo servizio, me compreso, vuole buttare via tutto questo, in nome di che cosa? Di amore? Il vero amore va oltre questo, maestà, mi creda. Forse dovevate imparare entrambi qualcosa l'uno dall'altra, restando separati."

"Fuggire non le farà imparare nulla."

"Oh, su maestà, così però sta lanciando un giudizio negativo verso di lei. Dove sono ora, la comprensione e l'amore, nel dire questo? Vada oltre! Chi fugge, ha paura! Lo ricordi, maestà, e chi ha paura, va aiutato a superare quella paura, non va colpevolizzato o giudicato."

Butrus appoggia una delle sue grosse mani sulla spalla del sultano, e gli allarga un gran sorrisone.

"Lei ne é capace, maestà. Lo so. Un giorno mi dirà che avevo ragione, e quando accadrà. maestà, mi dovrà offrire almeno una serata di balli di danzatrici solo per me, permettendomi di stare seduto su un comodo trono!"

Muyassàr questa volta allenta la rabbia e la tensione, riuscendo a sorridere.

"Così, la voglio maestà! Solare e regale, come sempre lo sarebbe se, non fosse per questa sventurata incomprensione con la sua amata."

"Lo spero Butrus. Lo spero davvero, o io..."

"Eh, no! Non mi ricada nella negatività, maestà! Nessun: o io! Non speri, maestà. Ci creda!"

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