Sacro incontro materiale col potente specchio di se stessi



Marocco, Moschea di Hassan II: sacro piazzale

Raja muove i passi in modo esasperatamente lento, mentre si sta dirigendo verso l'uomo, dal quale é fuggita per tormentati mesi e che, per l'ennesima volta, ha fatto in modo di trovarla, grazie ad una squadra organizzata al suo servizio, anche se particolarmente mal giudicata dalla donna. Raja sa che, continuando a fuggire dal sultano, non si sarebbe mai liberata da quel passato così incredibilmente magico ma, al tempo stesso doloroso, non essendo ancora riuscita ad accettare in lui, alcuni scomodi atteggiamenti caratteriali di vario tipo, soprattutto quelli derivanti da un distorto attaccamento alla donna sfociato nel "possesso". Raja sente il battito del suo cuore tamburellarle dentro per l'emozione ma, anche per una terrificante paura, riconoscendo in lei, il timore di restare nuovamente delusa da quell'uomo che, l'aveva fatta sentire come se l'Eden si fosse materializzato sulla Terra, nel solo stare tra le sue braccia o, immersa nel suo caldo, protettivo e penetrante sguardo. Mentre si avvicina sempre di più a Muyassàr, i passi della donna rallentano maggiormente ma, come se fossero l'uno lo specchio dell'altra, anche il sultano rallenta i suoi passi. In quel momento, una parte di Raja vorrebbe vedere l'uomo correre verso di lei ma, se tale scenario fosse realmente accaduto, a causa del tipo di conflitto di odio e di amore che la donna sta ancora provando, qualunque azione effettuata da Muyassàr, sarebbe stata considerata in ogni caso negativa e probabilmente giudicante. I passi di Raja procedono ancora lenti e quasi a rallentatore, a causa delle resistenze e delle paure della donna che, non comprende che il tipo di energia che lei sta muovendo dentro se stessa, si sta manifestando materialmente attraverso i passi del sultano. Nel suo inconsapevole ruolo infatti, l'uomo sta misticamente rendendo manifesto, quello che Raja sta energeticamente provando in lei. Ad un certo punto però, improvvisamente la donna si ferma. Il suo cuore è in un crescente tumulto, soprattutto nel vedere che anche Muyassàr si è fermato subito dopo di lei e, le emozioni che in quel momento la donna sta provando, sono troppo intense e conflittuali per permetterle di prendere una decisione col cuore. Nel vedere che anche Muyassàr si è fermato nel procedere, una delusa parte di Raja, spinge la donna a farle quasi tornare la voglia di fuggire nuovamente. Questo porta l'uomo a sentirsi "imprigionato" in una energia di non accoglienza da parte di quel femminile che, per lui è così divinamente insostituibile e, l'immobilità della donna, induce anche Muyassàr a fermarsi, dato che l'uomo non sta affatto sentendo accoglienza da Raja, bensì una dolorosa e inaccettabile sensazione di rifiuto. Nel restare a guardarsi da lontano per diversi istanti, Raja vede scintillare sotto i riflessi solari, gli arabeschi abiti che Muyassàr indossa, costituiti da un paio di orientaleggianti pantaloni bianchi e una giacca blu. Il regale turbante dell'uomo dello stesso blu della giacca, fa invece intravedere delle stilizzate e mistiche decorazioni dorate, facendo risaltare ancora meglio il viso dell'uomo, parzialmente e morbidamente incorniciato da una curatissima barba color nero intenso. La bellezza e il fascino di quell'uomo però, sembra non bastare per far sciogliere le resistenze interiori di Raja, dato che la donna si sta facendo dominare dalle regole dettate dalla sua mente, al servizio di quel femminile ferito che si è dolorosamente chiuso. In lontananza Butrus inizia a preoccuparsi, nel vedere Raja e Muyassàr fermarsi reciprocamente. Se da una parte, il barbuto consigliere sta facilmente capendo la reazione di Raja, dall'altra non riesce però a capire, che cosa stia bloccando la carismatica intraprendenza del sultano a raggiungere la donna, dopo tutte le arrabbiature scaturite durante quei mesi di ricerca per poter ritrovare il suo Eden. Raja inizia ad accusare un malessere interiore ancora più intenso e, il suo cuore incalza ancora più "rumorosamente" in un suono di impaziente attesa, soprattutto nel non vedere Muyassàr avanzare verso di lei. La donna sente nuovamente il dolore stringerle il petto come in una morsa, alcune lacrime scivolano lungo il suo viso, le gambe tremano e, Raja sta quasi per fuggire col peso di un'amara sconfitta, ma poi qualcosa accade nel momento in cui il suo cuore sta ardendo silenziosamente nel desiderio di riunirsi all'uomo, accogliendolo in ogni suo aspetto più scomodo. Muyassàr agisce diversamente e riprende a camminare, scegliendo di andare oltre la sua paura che gli sta facendo rischiare di far fuggire la donna, riuscendo ad arrivare a pochi centimetri da lei. I loro sguardi si fondono con la potenza e una velocità simile a quella di una luce che sarebbe capace di attraversare in un solo istante, il più infinito degli universi e, come se quella distanza non misurabile, non fosse mai nemmeno esistita. Per Raja è un'emozione talmente forte da non riuscire né a parlare, né a riversare addosso all'uomo, tutte le offese che una parte di lei avrebbe voluto gridargli, anche per il solo fatto di averla fatta inseguire ininterrottamente, "privandola" di libertà per lunghi mesi, costringendola a rifugiarsi in un monastero spacciandosi per monaca e, dove paradossalmente, aveva dovuto fare esperienza di una peggiore limitazione di libertà. E' però ancora una volta Muyassàr a compiere un'azione verso di lei, pronunciando le prime parole per avviare quell'importante comunicazione.

"Che il potere di tutti gli dei esistenti, mi possano permettere di avere il coraggio di considerare questo momento, come solenne realtà e, non come la peggior arida e dolorosa illusione."

Nel sentire quelle parole, una lenta ma carica lacrima di emozione, scende da uno degli occhi di Raja, come se quella preziosa goccia che le va a bagnare uno zigomo, abbia il compito di andare a sciogliere le più ferree resistenze della donna, con lo scopo di aiutarla nella missione di riaprire il suo cuore.

"No… Dimmi che quelle non sono lacrime di dolore. Sarebbe la mia più grande tortura e sconfitta, vedere che anche una sola parte e cellula di te, sta piangendo per qualcosa che ancora una volta è stato miseramente commesso da me. Dimmi che sono lacrime di gioia... "

Le sussurra guardandola con uno sguardo che, sembra stia sprofondando in un oceano di dolore, alla sola idea che, Raja non stia provando emozioni di commozione nel rivederlo. Lo sguardo del sultano però si oscura, nell'accorgersi che Raja non riesce ancora a parlare.

"Per me é stata una tortura il dover continuare ininterrottamente a fuggire."

Nonostante le parole di Raja siano dolorose per Muyassàr, il sultano cerca di prenderle in ogni caso, come un primo passo verso il suo desiderio più grande di riunirsi alla donna.

"Non avrei mai voluto costringerti a fuggire. Ti avrei dato l'impossibile per tenerti con me."

"Ecco, appunto! Per tenermi anche se io non volevo più stare lì! Invece mi hai costretta a fuggire e a nascondermi come una ladra, dovendomi spacciare per una persona che non sono! Tutto questo solo perché non avevi accettato la mia decisione di volermene andare!"

Muyassàr sente come se una lama gli si fosse conficcata nel cuore, ma anche per Raja è come se, attraverso quelle accusatorie parole, avesse dolorosamente pugnalato se stessa. La rabbia della donna dovuta alle sue ferite ancora irrisolte, esplode in tutta la sua carica mai liberata, ma che ora sta gridando di voler uscire con lo scopo di essere osservata, compresa e abbracciata. Per l'uomo però, abbracciare quella rabbia è incredibilmente difficile, dato che lo sta facendo sentire come il peggior carnefice non solo nei confronti di una donna, ma di colei che considera la "sua" Donna. Questo per lui è ancora più insopportabile da reggere, soprattutto perché per il sultano è proprio per amore di lei che in passato aveva cercato di impedirle più volte di lasciare il palazzo reale. Dal punto di vista di Raja però, una reazione simile non può essere considerata amore ma, qualcosa di egoico che limita e possiede per qualche bisogno privo di valore.

"Se non mi avessi fatta rincorrere dai tuoi scagnozzi, forse sarei anche tornata. Invece no! Per mesi hai continuato a farmi inseguire, costringendomi a finire in un monastero in cui non hai idea di quello che mi hanno fatto passare!"

Muyassàr oscura ancora di più lo sguardo, sentendo scendere su di lui un lacerante senso di colpa che, lo fa sentire come se la lama di una ghigliottina stia sul punto di precipitare verso la propria testa.

"Che cos'è successo in quel monastero?"

Azzarda a chiederle con voce cupa.

"Che importanza ha, ora? Non cambierà quello che ho rischiato di subire."

Gli occhi del sultano si accendono di un fuoco che la donna riconosce subito.

"Non chiedermi che cosa, perché conoscendoti, saresti capace di mandare in quel monastero qualcuno dei tuoi scagnozzi e, per quanto a quell'individuo avrebbe fatto bene temere qualcosa, non voglio che…"

"Cosa?! Qualcuno all'interno di quel monastero ha osato farti qualcosa di spiacevole?"

Muyassàr si avvicina ancora maggiormente alla donna ma, Raja fa un passo indietro, come se avesse paura di ricadere nell'avvolgente abbraccio e protezione dell'uomo, ma solo per una motivazione di riscatto egoico. Lo sguardo del sultano torna a spegnersi ma, nell'espressione dei suoi occhi, arde anche il desiderio di voler sapere a tutti i costi, che cosa abbia rischiato il suo diamante animico ancestrale, soprattutto se é accaduto a causa del suo comportamento ossessivo che, l'ha indotto a farla inseguire dagli uomini al suo servizio.

"Non voglio parlarne. Voglio solo chiarire una volta per tutte che: devi lasciarmi libera."

E' la diretta e decisa richiesta di Raja che, porta l'uomo a vedere il concetto di libertà come ad un qualcosa di negativo se, per lasciarla libera non avrebbe più potuto rivederla e averla accanto a lui.

"Libera? Che… che cosa intendi per: libera? Non tornare più a palazzo?"

"Potrebbe significare anche il non tornare più a palazzo e, non vedersi mai più."

Raja guarda l'uomo negli occhi, nella speranza che la risposta di Muyassàr, avesse potuto farle capire un suo importante cambiamento. Allo stesso tempo, la danzatrice sta lottando con le sue emozioni più tempestose, perché in quel momento non sta desiderando altro che poter risentire le braccia dell'uomo intorno a lei, in quell'avvolgente accoglienza capace di farla ardere di estasi in quella sola e semplice azione. In quel momento però, per Raja sembra essere maggiormente importante, capire se il sultano possa aver compreso che, non bisognerebbe obbligare nessuno ad obbedire ed "imprigionare", nemmeno nel nome del più grande amore. Questo perché per Raja, amore significa anche: libertà. Muyassàr si sente come se, nel pavimento sotto di lui, si stesse aprendo una pericolosa voragine, ed è consapevole che, non sarebbe riuscito ad evitare di non inviare qualcuno dei suoi uomini con lo scopo di farla pedinare, in modo tale da assicurarsi di non perderla di vista.

"Raja… Tu non sai quello che… "

"Un vero Re, non teme la perdita. Un vero Re, vive nell'abbondanza e nella certezza di avere il sacro diritto di riceverla ed ottenerla. Me l'hai insegnato tu."

Lo interrompe la donna, pronunciando quelle parole con un nuovo sguardo, lanciando all'uomo la sfida di fargli attraversare probabilmente la sua più grande paura.

"Una vera Regina, non fugge per timore dell'abbondanza. Una vera Regina è capace di riconoscere che cosa il suo Re, sarebbe disposto a fare, pur di non farle mancare nulla."

Sono invece le parole del sultano e, anche lo sguardo dell'uomo cambia similmente a quello della donna. Entrambi avrebbero dovuto aprirsi a nuove prospettive reciprocamente maestre, altrimenti sarebbero stati risucchiati dall'ennesima voragine di dolorosa separazione. Sarebbero riusciti a farlo?

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