Preziosi ricordi per Muyassàr

Persia/Iran, palazzo reale

Muyassàr é seduto sul bordo di una vasca d'acqua che, emanando esotiche profumazioni, domina una della numerose e sfarzose stanze dell'arabico palazzo. L'uomo ha lo sguardo fermo sull'acqua di quella vasca che é ormai diventata l'oasi dei suoi ricordi più preziosi, da quando Raja non é più a palazzo. Tra le dita, Muyassàr mantiene un dorato calice che rigira lentamente con una sola mano, come se con quel movimento, stesse inconsciamente accompagnando il fluire di alcuni suoi ricordi vissuti con la danzatrice. In pochi istanti, il carismatico sultano viene catapultato in un "illusorio gioco" di immagini collegate ad un passato che, sembra proiettarsi sulla superficie dell'acqua che l'uomo sta osservando. In quell'attimo, Muyassàr sembra rivedere la sagoma di Raja con i suoi capelli, legati e nascosti sotto un copricapo velato, sulla tonalità di un celeste pastello, e che, fa risaltare maggiormente i corvini e setosi capelli della donna. Quell'immagine sembra talmente reale, che al sultano sembra proprio di vedere lì la donna, osservandola anche avanzare verso di lui, con passo timido ma incredibilmente femminile. La mente del sultano inizia a volare verso distanti, e al tempo stesso, vicini ricordi, vissuti insieme a Raja.


Qualche mese prima...

"Vieni, Raja...avvicinati."

Muyassàr é seduto sul bordo di quella stessa vasca d'acqua, che con un elegante cenno della mano, invita Raja ad avvicinarsi a lui. La donna avanza scalza, muovendo incerti passi verso di lui, mentre la lunga e femminile veste, sembra quasi avere il potere di danzare sul suo corpo, sfiorando con leggerezza le morbide forme della donna che, a passo timido, raggiunge il sultano arrivando a meno di un metro da lui. Gli occhi di Muyassàr restano come ipnotizzati per diversi istanti, poi l'uomo si alza per avvicinarsi maggiormente alla donna.

"Ti stanno trattando bene le ancelle?"

Raja annuisce due volte col capo, incrociando brevemente le braccia davanti a lei, per poi lasciarle ricadere lentamente parallele al suo corpo.

"Sei stata informata su, chi io sia?"

Le chiede come se volesse accertarsi che, la donna abbia potuto conoscere il tipo di ruolo che l'uomo riveste soprattutto all'interno del prestigioso palazzo. Raja annuisce, chinando il viso verso il basso per qualche attimo.

"Perché sono stata portata qui?"

Chiede la donna in un sussurro chiudendo gli occhi, come se con quell'azione, volesse proteggersi da chissà quale terrificante risposta.

"Mi hanno detto che balli divinamente, e mi piacerebbe che mi rendessi omaggio delle tue nobili movenze."

Con occhi sorpresi, Raja alza il viso verso l'uomo.

"Come sapete che..."

"Non sei solita andare a ballare, sotto le chiome degli alberi di una radura, nascosta dentro un bosco? Uno dei miei uomini ti ha vista, e ti ha voluta portare qui, per fare un regalo a me, conoscendo la mia passione per la danza femminile."

"Non capisco. Un regalo? Che cosa significa?"

Alcune lacrime scendono lungo gli zigomi di Raja, nel ricordare il modo con cui é stata portata via a forza da quel bosco, non riuscendo proprio a capire, come un simile comportamento nei suoi confronti, possa essere considerato come un regalo da fare a qualcuno.

"Quegli uomini mi hanno sottratta da quel bosco facendomi male, offendendo e violando anche la mia libertà di scelta, di poter accettare o rifiutare, l'invito a seguirli per essere condotta qui. Questo comportamento, davvero riesce a considerarlo come un regalo?!"

Raja trova il coraggio di affrontare verbalmente il sultano, anche se quel tipo di "affronto", induce la donna a intrecciare le mani dalla tensione, facendo anche un passo all'indietro. Muyassàr sofferma il suo intenso sguardo su Raja, lasciandola libera di indietreggiare e di manifestare la sua legittima e comprensibile disapprovazione.

"Non avrebbero dovuto toccarti. Non avrebbero dovuto attuare un simile comportamento. Non avrebbero dovuto nemmeno sfiorarti."

Lo sguardo di Muyassàr diventa indignato, quasi quanto quello manifestato dalla donna, come se anche l'uomo, avesse ritenuto oltraggioso e imperdonabile, quel tipo di azioni compiute dagli uomini al suo servizio.

"E allora perché ora sono ancora qui? Perché nessuno mi permette di uscire da questo palazzo!?"

"Sei stata portata qui, per permettere ai miei occhi di guardarti mentre balli. I miei uomini sanno che sono sempre in cerca di danzatrici, e per quanto si siano comportati in maniera ignobile, mi piacerebbe vedere se avevano ragione, nell'affermare che balli divinamente. Se a te piace ballare, come io credo e sento che sia, potresti lavorare qui per me. Ti piacerebbe lavorare ballando, Raja?"

Raja alza il viso con gli occhi che ora quasi le scintillano dall'emozione, e nel vedere quello sguardo, Muyassàr capisce meglio, quanto la danza deva essere davvero importante per Raja. La donna invece, non si capacita di come quell'uomo le stia davvero offrendo su un piatto d'argento, il sogno che fin da bambina lei aveva rincorso, ma che, la sua famiglia le aveva proibito di realizzare, a causa di una distorta credenza secondo la quale, il ballare non avrebbe portato soldi a casa. Dopo aver ricevuto una tale e inaspettata proposta, Raja non riesce più a vedere il sultano come prima, ora che l'uomo le sta offrendo la possibilità di danzare venendo perfino retribuita. Raja non ne conosce la motivazione, ma l'evento che, inizialmente era sembrato così negativo e oltraggioso nei confronti del suo femminile, ora sembra essersi rivelato come qualcosa di completamente opposto, perché le sta dando perfino la possibilità di poter realizzare quel sogno che, così tanto aveva rincorso, dentro e fuori di lei. Raja si lascia andare timidamente ad un sorriso, trasmettendo un'espressione amichevole e non più ostile al sultano.

"Se...se ballerò per lei, poi mi permetterà di decidere liberamente, se restare o andare via?"

Muyassàr alza le mani verso il capo di Raja che, istintivamente sta per fare un passo indietro, ma le mani dell'uomo, le fanno scivolare giù con dolcezza, il velato tessuto del copricapo che indossa.

"Non aver paura di me. Ho provveduto a far cacciare gli uomini che, hanno osato trattarti con quell'ignobile modo. Non faranno più ritorno nel mio palazzo, né potranno riprendere le mansioni per le quali venivano sempre pagati."

Raja si tranquillizza nel sentire quelle parole, ma é soprattutto il morbido gesto del sultano di farle scivolare il velo dalla testa che, ha il potere di accarezzarla dentro, come se quell'azione, fosse un vero e proprio balsamo guaritore, capace di cancellare tutto quello che dolorosamente Raja aveva vissuto fino a quel momento. La donna resta immobile, non riuscendo ad opporsi a quel morbido e magico contatto, riuscendo a credere con inspiegabile facilità, alla sincerità delle parole pronunciate dal sultano. Con una sola mano, Muyassàr le scioglie lentamente i capelli che, fino ad allora erano rimasti legati in un dorato nastro, lasciando che, la sua lunga chioma di neri capelli, le cada morbidamente lungo le spalle. Contemplandola nei suoi lunghi capelli sciolti, Muyassàr ne resta estasiato, rapito dalla visione di una così tanto delicata, naturale e sensuale bellezza.

"In questo momento, non voglio vederti ballare per me. Se me lo permetti, ora desidero solo poterti guardare e contemplare. Domani potremo parlare di quello che potresti fare qui, se vorrai..."

Raja ora guarda il sultano diversamente, sentendo meno diffidenza verso quell'uomo rispetto a prima.

"Ora desidero solo inebriarmi della tua visione. Con il tuo assoluto e totale consenso."

Le mani di Muyassàr si uniscono in una nobile e rispettosa richiesta, alla quale Raja, anche se timidamente, acconsente. Le immagini dei ricordi che accarezzano Muyassàr, svaniscono dopo che, un movimento della mano dell'uomo, immersa nell'acqua della vasca, va a disegnare delicate linee dalla forma concentrica a spirale, e che, sembrano avere lo scopo di far tornare Muyassàr alla realtà. Il tipo di realtà che però ora si presenta al sultano, é molto triste, perché gli sta facendo sperimentare l'assenza di Raja che, non é più lì, insieme a lui, già da troppo tempo.

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