Peccaminoso ricatto

Nevada, Monastero

Dopo l'umiliante conversazione avuta con l'abate, Raja cerca di riprendersi emotivamente, consapevole che, non sarebbe riuscita a prendere facilmente sonno. Ad amplificare la sua difficoltà ad addormentarsi, giunge l'inaspettato rumore del motore di un veicolo esterno al monastero, e che Raja riesce ad udire perfino da quell'area dell'edificio. Tale rumore, inoltre, attira maggiormente l'attenzione della donna, perché da quando Raja sta vivendo in quel monastero, non ha mai visto dei veicoli transitare in quella zona così sperduta, a parte la vettura che, solitamente serve alle monache di servizio, alla badessa, o a Leandro, per andare a comprare provviste per la cucina. Oltre a questo, il sentire quell'insolito rumore a quell'ora della notte, per Raja é un evento più unico che raro, che spinge la donna a sgattaiolare fuori dalla stanza, correndo alla ricerca di qualche finestra, che le avrebbe potuto permettere di vedere, che tipo di veicolo possa essere sopraggiunto a quell'ora così tarda. Dopo aver individuato una finestrella munita di sbarre, collocata all'interno di una piccola stanza non molto distante dalla sua, e che forse un tempo, doveva essere stata una specie di ripostiglio, Raja cerca di sbirciare attraverso quella piccola finestrella. La donna non riesce a distinguere di chi si possa trattare, ma scorge e riconosce l'abate Leandro, fermo sulla soglia del cancello esterno, mentre sta conversando con qualcuno. Da quel punto del monastero, Raja é però troppo lontana, per poter riuscire a distinguere chi possa essere l'uomo che, in quel momento sta conversando con l'abate. Quando Leandro chiude il cancello per rientrare nel monastero, Raja fa un'altra rapida corsa, per tornare nella sua stanza, prima che qualcuno, e soprattutto l'abate, possa coglierla in chissà quale altra punibile disobbedienza. Rientrata nella stanza, la falsa monaca, si sfila la tunica monastica per infilarsi l'unico indumento normale femminile che, almeno durante la notte, ha sempre deciso di rischiare di indossare, confidando nel fatto che, nessuno, almeno la notte, avrebbe potuto vederla con l'unico capo di abbigliamento, portato con sé, come ricordo della sua passata vita "normale", prima di scegliere di spacciarsi per monaca, ed entrare in un luogo di clausura. La donna si corica sotto le coperte, rannicchiandosi come se volesse abbracciare la sua femminilità, rimasta così troppo a lungo imprigionata e nascosta per motivi di vario genere. Quando finalmente, Raja sta per assopirsi, improvvisamente sente il fastidioso cigolio della porta, capendo che qualcuno sta cercando di entrare nella stanza, senza aver nemmeno avuto la decenza di bussare. Raja apre immediatamente gli occhi nel tentativo di vedere oltre il buio della camera, consapevole che non avrebbe di certo potuto starsene nascosta sotto le coperte del letto senza fare nulla, sicura anche del fatto che, chiunque sia entrato nella stanza, deve sapere perfettamente che lei é coricata nel letto. La donna allunga immediatamente una mano verso la lampada collocata sul comodino, riuscendo ad accendere facilmente la luce, quindi porta entrambe le mani sulle coperte, in modo da stringerle e mantenerle sul suo corpo, il più aderenti possibili, per cercare di nascondere un indumento da notte, non autorizzato al poter essere indossato all'interno di quel monastero. Gli occhi di Raja si sgranano increduli, nel vedere all'interno della camera, l'inaspettata presenza della sagoma dell'abate Leandro che, con un lento gesto, chiude la porta alle sue spalle. La donna inizia a percepire il suo corpo vibrare di angoscia, e istintivamente ritrae le ginocchia e le gambe verso il petto, rannicchiandosi in una postura di totale chiusura e protezione, ma restando spallata alla testata del letto.

"Monsignore! Che...che cosa vuole ancora?"

Lo sguardo dell'abate é serio, ma in quel momento, non é quello bramoso che, qualche ora prima, Raja gli aveva visto particolarmente delineato sul viso.

"Sei spaventata Raja? Da me o da qualcun altro?"

"Cosa? Non capisco. Spaventata da qualcun altro? La sola persona che mi spaventa é lei, soprattutto se entra in questo modo nella mia camera, e nel pieno della notte!"

"Ne sei sicura?"

Raja incupisce lo sguardo, avvicinando ancora più serratamente le ginocchia verso il petto, soprattutto nel vedere l'abate avanzare maggiormente verso di lei.

"Stia lontano. Stia lontano, o giuro che questa volta grido con tutto il fiato che ho in corpo!"

"Ah si? E per scappare dove? Pensi che non sappia che sei venuta qui per rifugiarti da qualcosa?"

Raja stringe nervosamente il tessuto delle coperte con le mani, sentendo il suo corpo irrigidirsi ancora di più.

"Che cosa vuole dire?"

Raja abbassa lo sguardo, cercando di guardare l'abate con la coda dell'occhio, per cercare di non perdere di vista le intenzioni delle azioni di quel subdolo uomo.

"Non fingere di non sapere. Tu non sei una monaca, o forse ti sei fatta monaca per nasconderti meglio? Ora capisco le tue assurde e incomprensibili ribellioni che, nessuna delle monache si sarebbe mai sognata di fare."

"Le mie ribellioni sarebbero avvenute sia come monaca, sia senza essere una monaca! Le vostre teorie religiose, sono un insulto allo stesso divino! Lei é la rappresentazione più grande di questo insulto! Un caritatevole vero Dio, non potrebbe mai imporre, nulla di tutto quello che imponete voi, e soprattutto lei!"

"La tua grinta emerge ancora, eh? Ti sta proprio a cuore questo argomento, ma non mi hai ancora detto se sei una reale monaca."

"Certo che sono una monaca. Non sarei qui, altrimenti, non crede?"

A quel punto, l'abate estrae dalla sua tasca, la fotografia che l'arabo gli ha consegnato, e lentamente la gira per mostrarla a Raja. La donna quasi sbianca in viso, mentre l'abate sorride infidamente, rinfilando la foto in tasca,

"Sei ancora convinta di essere una monaca? Dimmi tu, come ti dovrei definire. Forse una monaca che un tempo, e che forse tutt'ora, é una..."

"Non sono niente di quello che sembra in quella foto! Chi...chi gliel'ha data?"

L'abate si siede sul bordo del letto, e Raja scivola ancora di più all'indietro, tirando maggiormente le coperte verso di lei.

"Ti faccio una proposta, Raja. Un patto molto equo. Tu farai quello che ti chiederò di fare questa notte assieme a me, per aiutarti a espiare le tue colpe, e io non dirò niente all'uomo che ti sta cercando, e che domani mattina tornerà qui.

Raja si sente come se in quel momento, fosse stata chiusa in una trappola ben peggiore, rispetto a quella costituita dalla stanza in cui si trova ora.

"Cercavano te, e non come monaca. Sei tutt'altro, dico bene? Ho detto che avrei chiesto a qualche monaca, nel caso fossi stata vista in giro. Sono stato generoso, non credi? Ti ho coperta. Ma é giusto che ricambi il favore. Un favore che ti porterà anche all'espiazione delle tue colpe e inaccettabili ribellioni."

"Che cosa vuole?! Avanti, me lo dica esplicitamente!"

"Voglio che il tuo corpo venga purificato dal mio. Io rappresento Dio. Il mio corpo purificherà il tuo, e sarai libera da ogni colpa che hai accumulato da quando sei qui. Oltre a questo, non dirò nulla a quell'uomo che domani tornerà."

Gli occhi di Raja si riempiono di lacrime. L'abate sorride subdolo, e allunga una mano per accarezzare il viso di Raja.

"Non mi tocchi!"

Raja fa partire un forte e sonoro schiaffo in pieno viso all'abate che, indispettito le toglie bruscamente le coperte di dosso, vedendola con indosso un femminile indumento, restandone particolarmente estasiato.

"Tu invece farai quello che ti dirò io."

Le risponde l'abate afferrandole entrambi i polsi per tirarla con violenza verso di sè, cercando di addossarla al suo corpo, ma Raja fa partire una serie di rapidi e consecutivi schiaffi, per allontanarlo da lei, alzando anche la voce, nella speranza di poter essere udita da qualcuna delle monache o dalla badessa.

"Mi lasci!"

L'abate guarda Raja ancora più severamente, ma si alza dal letto per far zittire la donna.

"Sarò buono ancora una volta. Ti lascio due ore di tempo, per pensare di accettare la mia proposta. Se non acconsentirai, domani mattina ti consegnerò a quell'uomo, chiunque tu sia, Raja. Chissà, magari nemmeno Raja é il tuo vero nome. Magari lo chiederò all'arabo che nuovamente si presenterà qui, domani."

Leandro si dirige verso la porta.

"Tornerò da te fra due ore precise, e mi darai la risposta. Dovrai decidere se stare con me, o con l'uomo dal quale sei fuggita e che ti ha mandata a farti cercare."

Con lo sguardo di chi ha subdolamente in pugno qualcuno, l'abate lascia la stanza, allontanandosi verso la propria camera situata nella zona principale del monastero. Raja invece si lascia andare ad un angosciato pianto, rannicchiandosi sul letto, e prendendosi il viso tra le mani, in un gesto di totale disperazione, consapevole che avrebbe dovuto prendere una decisione per capire come avrebbe potuto salvarsi da una situazione così umiliante ed oltraggiosa. Come avrebbe potuto evitare, sia Leandro, sia l'uomo da cui é dolorosamente fuggita, e che, facendo partire le ricerche dalla calda e soleggiata terra iraniana, é riuscito a rintracciarla, perfino all'interno di uno sperduto monastero nello stato del Nevada?

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