Monastero e crocifisso

Nevada, Monastero

Raja esce silenziosamente dalla camera che le é stata assegnata all'interno del monastero, percorrendo un corridoio a passi delicati e cauti, per evitare di svegliare le monache che stanno probabilmente dormendo, dato che l'ora per coricarsi, stabilita nel regolamento dell'ordine religioso di quel luogo, é già passata da un pezzo. La giovane si dirige verso l'uscita del monastero, percorrendo il porticato del cortiletto esterno fino ad arrivare al grosso portone della struttura. La donna lo apre uscendo, per ritrovarsi sulla buia e isolata strada esterna al monastero. Una desolazione raccapricciante avvolge la donna, ma a confronto di quello che Raja ha fin' ora vissuto nella solitudine del monastero, quell'uscita e quel paesaggio di desolazione, per lei sono quasi diventati una gioia. Dopo pochi minuti di cammino, Raja raggiunge il bordo del canyon che circonda il monastero, osservando la  ghiaiosa stradina che, più volte la giovane donna ha fissato, mossa dalla tentazione di percorrerla per poter lasciare quell'arido luogo. Per Raja é paradossale l'idea di dover considerare un posto religioso, che avrebbe dovuto per forza trasmettere pace, protezione, e sorellanza, come un luogo che invece, non fa altro che trasmetterle solitudine, inquietudine e chiusura. Bisognosa di restare con se stessa abbracciata dall'aria esterna, Raja si siede sul bordo del canyon, senza nemmeno preoccuparsi se avrebbe rischiato di sporcarsi la veste. In quei preziosi minuti esterni al monastero, Raja si abbandona alla contemplazione del panorama, nella speranza di riuscire a farsi almeno venir sonno.

<< Perché mai qui? >>

E' il primo pensiero che attraversa la mente della donna. Gli occhi di Raja si chiudono per andare ai ricordi di un suo magico, e al tempo stesso angoscioso passato, che aveva vissuto all'interno di un altro tipo di edificio, e in cui era stata rinchiusa per motivazioni completamente diverse, nonostante ci avesse trascorso indimenticabili giornate, immersa in celestiali e magici momenti. Le immagini di quel recente passato, vivono sempre nell'ardente cuore della donna. Ciò che infatti Raja ha vissuto in quel passato, per lei é difficile cancellarlo, nonostante abbia provato a farlo ripetute volte senza esserci mai riuscita. La donna porta una mano sul petto, stringendo un crocifisso che le è stato dato dalla badessa Miranda, a capo dell'ordine monastico in cui si trova da diverse settimane, come se con quel gesto, avesse potuto chiedere a quell'oggetto di poter ricevere le risposte ad un doloroso: "perché"? Quel crocifisso però non sembra parlare, o forse é lei che in quel momento non riesce a sentire i messaggi di risposta che, secondo le teorie predicate in quel monastero, avrebbero dovuto arrivare per rincuorarla e darle forza, come per esempio il ricevere e il percepire l'aiuto di un Dio che, avrebbe visto e provveduto a tutto e tutti. Perché allora, lei non si sente vista, da quel Dio di cui tanto le é stato parlato? Forse molto semplicemente, Raja non avrebbe potuto ricevere risposte da un crocifisso, diventato un simbolo di sacrificio e di dolore. Nemmeno il tipo di credo religioso, professato nella terra in cui é nata, aveva mai avuto il potere di darle delle soddisfacenti risposte. Tutto quello in cui Raja aveva invece sempre e solo creduto, era stato il suo sentire interiore che, le aveva spesso sussurrato nel silenzio, una "verità" molto diversa rispetto a quella che le era sempre stata insegnata e gridata. Dopo lunghi istanti di riflessione, la donna riapre gli occhi, quindi si alza per fare ritorno al monastero, richiude il portone principale, e si  incammina nuovamente verso l'interno dell'edificio. La donna sta quasi per raggiungere la sua camera, quando improvvisamente si sente chiamare da una voce maschile che, giunge alle sue spalle  inducendola a fermare immediatamente i suoi delicati e cauti passi.

"Consorella Raja. Non ricordi più dove si trova il bagno?"

Raja si gira lentamente verso la sagoma maschile che appare dietro di lei.  L'uomo sembra essere di media età, con un viso circondato da una brizzolata barba, e in quel momento indossa una lunga tunica dal pesante tessuto marrone, con un ampio cappuccio che scende dietro le sue spalle. L'uomo fissa la Raja, scrutandola per diversi istanti, standosene fermo in prossimità della soglia di una porta lì vicina.

"Io....ecco, veramente....sono uscita per...."

Raja cerca di giustificarsi, avvertendo dentro di lei, un forte stato di disagio che sembra diventare sempre più fastidiosamente grande.

" Uscita? A quest'ora della notte? Per andare dove?"

" La verità é che non riuscivo a dormire "

Raja si dimostra intimidita dalla figura di quell'abate, non essendo riuscita ancora a comprendere, come mai in un monastero di sole donne con a capo una badessa, possa essere presente anche la figura di un abate, o comunque di una presenza maschile, che spesso é solita restare nell'edificio anche durante le ore notturne.

"Oh.....mia cara. C'é qualcosa che ti turba? Hai bisogno di parlarne?"

"Niente che non si possa risolvere con la....preghiera."

Raja mente, sorridendo incerta, utilizzando quella frase come scappatoia, non avendo la minima intenzione di confidarsi con quell'abate.

" Come preferisci. Non dimenticare però che, in questo monastero, avete la fortuna di avere un rappresentante di Dio sempre disponibile e pronto ad aiutarvi per qualsiasi difficoltà."

Raja lo guarda in modo strano e indefinibile.

"Rappresentante di...Dio..."

Mormora lei, come se le parole di quell'uomo, non le stessero trasmettendo né affidabilità, né il tipo di verità affermata dall'abate.

"Parleremo domani. Ora vai a riposare"

La mano dell'uomo si posa sulla spalla di Raja facendo sussultare la donna che, istintivamente si ritrova a fare un passo indietro per staccarsi da quel breve ma fastidioso contatto fisico.

"Domani starò sicuramente meglio. Buonanotte monsignore."

Raja utilizza il termine monsignore, perché era stato espressamente chiesto proprio da quell'uomo, di rivolgersi a lui con quei precisi termini.

"Parleremo domani. Ti aspetto nel mio ufficio."

Le ripete l'uomo con un sorriso apparentemente "rassicuratore" che, induce Raja a provare nuovamente una forma di soggezione nei suoi confronti. La giovane si defila subito dopo, chiudendosi nella sua camera, e restando diversi istanti con le spalle ancorate alla porta, trattenendo istintivamente il respiro. Una lacrima le scende da un occhio senza sapere il perché, non comprendendo ancora che, tale reazione, non é altri che un messaggio del suo stesso spirito che, sta cercando di indicarle che quel luogo non è affatto ciò che l'avrebbe portata verso un cammino libero e felice. Per il momento, Raja sa soltanto che quel luogo di protezione in cui si é sentita costretta a rifugiarsi, invece che darle serenità e rassicurazione, le sta solo facendo provare un profondo senso di fastidiosa inquietudine.

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