Distorti strumenti per comprendere errori

Nevada, Monastero

Raja é seduta davanti ad un foglio collocato sopra lo scrittoio di legno della sua camera, ed i minuti trascorsi a fissare quel foglio bianco, sembrano essere stati davvero eterni, nel tentativo di aver cercato di scrivere le memorie degli eventi vissuti durante quella lunga e noiosa giornata. A Raja accade questa bloccante dinamica ogni giorno e che, quotidianamente, la fa ritrovare davanti a quel pezzo di carta che, sembra chiederle di riempirlo con l'inchiostro di una vecchia e rudimentale penna. La donna però, ogni giorno, sente addosso un senso di frustrazione, dovuto al fatto di non saper mai cosa scrivere, per quanto le sue giornate siano diventate noiose, da quando si trova in quella struttura religiosa. Le monache di quel monastero però, non sembrano avere problemi a farlo, riuscendo tranquillamente e serenamente a scrivere sui loro personali quaderni, le loro riflessioni interiori emerse durante le giornate. E'  dunque solo Raja, a non sentirsi per niente ispirata? D'altronde perché mai dovrebbe esserlo? Tutto quello che infatti accade in quel monastero, sono solo eventi da dover vivere, secondo una lunga serie di regole da dover seguire, e che tra l'altro, sono anche contrarie al suo sentire interiore, o forse contrapposte ad altre regole, che le si sono radicate dentro, dopo averle assorbite crescendo in un determinato tipo di ambiente familiare, sociale e culturale. Proprio in quel momento, mentre Raja é immersa in un fiume di stancanti pensieri, un improvviso bussare alla porta, porta Raja a sobbalzare lievemente sulla sedia, prima di dare il permesso di entrata, a chi è venuto improvvisamente a cercarla nella stanza.

"Avanti..."

La voce le esce quasi in un mormorio. La porta si apre un istante dopo, facendo apparire la figura dell'abate incontrato la sera prima.

"Monsignore..."

L'abate che é conosciuto all'interno del monastero, con il nome di Leandro, avanza di un passo facendo ingresso nella camera di Raja.

"Ho pensato di venire io da te, non avendoti ancora vista arrivare nel mio ufficio."

Le dice subito l'uomo dalla pesante e lunga tunica marrone, mentre muove altri lenti passi per avvicinarsi a Raja.

" Se è per quello accaduto ieri sera, non si deve preoccupare. Sono qui da poco, e probabilmente mi devo ancora abituare a questo nuovo posto Sono certa che quando mi sarò abituata meglio, non soffrirò più d'insonnia."

" Se ti capita spesso, sarebbe meglio parlarne. Sono ormai passate diverse settimane da quando sei arrivata al monastero."

"Dico...dico davvero monsignore. Sto bene."

Raja sorride forzatamente, cercando di convincere l'uomo a non insistere, anche perché la donna non riesce a provare rassicuranti sensazioni nel trovarsi faccia a faccia con quell'abate.

" E' controproducente rifiutare l'aiuto di un rappresentante di Dio."

Ribatte l'uomo martellandola con una frase pronunciata anche la sera prima. Il sentire le parole: "rappresentante di Dio", Raja inizia ad avere la sensazione che si tratti di un'ambigua frase, mirante a dare il diritto all'abate, di indurla ad obbedirgli, nonostante all'apparenza non sembrino parole che  spingano a dover eseguire un ordine. Raja però percepisce qualcosa di strano, nell'affermazione dell'abate, come se Leandro stesse cercando di veicolare il sottile "invito" ad obbedire a qualcuno che indossi una tunica sacerdotale, o comunque di un certo ordine religioso.

" Perché? Che cosa potrebbe succedermi? Io penso che riuscire ad aiutarsi da soli, possa essere ancora più bello per far salire la propria autostima. Non sempre é indispensabile l'aiuto degli altri. Nemmeno se fosse..."

Raja si ferma di parlare, interrotta dalla domanda che l'uomo le pone, pronunciata con un tono un po' più severo di prima.

"Dio?"

E' quindi la domanda che l'uomo le pone, zittendo per qualche istante Raja. La donna però, sente l'istinto di rispondere immediatamente all'abate senza timore.

"Lei non é Dio."

E' la secca risposta che esce dalle labbra di Raja. Subito dopo, la donna si zittisce, rendendosi conto di aver pronunciato una frase forse un po' troppo "oltraggiosa" verso quell'uomo, avendo percepito che quell'abate si crede di rappresentare davvero una forma di manifestazione di onnipotenza divina. Leandro posa con stupore il suo sguardo su Raja, ma in quel momento, l'abate non la guarda più in modo severo.

" Chiedo...chiedo scusa..."

Raja cerca di rimediare scusandosi e chinando il capo, non tanto per rispetto nei confronti di un uomo che riveste un'importante carica religiosa, quanto piuttosto per non voler più incrociare lo sguardo con quell'abate che, per qualche ragione la infastidisce e la turba sempre maggiormente.

" Dio perdona sempre ogni peccato. Ma é necessario fare penitenza, Raja. Parlerò con la badessa e deciderà lei il da farsi."

L'abate si allontana verso la porta, mentre un'allarmata Raja, rialza gli occhi verso l'uomo.

" Penitenza?? Per aver detto cosa, di così peccaminoso? L' ho forse offesa!?"

L'abate si gira verso Raja, un istante prima di uscire dalla camera, e dopo aver sentito il tono preoccupato e anche infastidito della donna.

"E' un dato di fatto che lei non può essere il perfetto e onnipotente Dio, né può sapere, che cosa Dio possa voler dire a me! Sempre che esista il Dio che dipingete voi! Forse esiste solo per voi."

Per la prima volta da quando è nel monastero, Raja sente di doversi alterare per dare voce al suo pensiero e il suo sentire interiore.

" Farai penitenza perché stai continuando a peccare. La penitenza fa capire meglio gli sbagli."

Detto questo, l'abate esce dalla camera, portando Raja a sentirsi ancora più sola e incompresa di prima. Al tempo stesso però, Raja inizia a sentir emergere dentro di lei, una crescente forma di ribellione che sarebbe aumentata di giorno in giorno, se avesse scelto di continuare a restare all'interno di quel particolare e misterioso monastero.

Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia