Il potere del Cuore attraverso il femminile e il giglio



Marocco, Casablanca: Oasi del Giglio

Raja entra nella stanza in cui Muyassàr è stato adagiato sul letto, avvicinandosi al sultano tenendo tra le mani la ciotola con il distillato di gigli che Amina le ha consegnato per occuparsi della ferita dell'uomo. La danzatrice si ferma a pochi centimetri dal bordo del suo letto, osservando Muyassàr. Le mani di Raja tremano a causa delle molteplici emozioni che attraversano la donna. Tra queste vibra quella riguardante la paura di perderlo, nonostante l'esistenza di conflitti avuti con l'uomo e le numerose fughe da lui ma, in Raja si sta anche facendo sentire l'emozione derivante da una sua parte che, teme di non essere all'altezza di medicare una ferita, soprattutto di quel genere. La donna si sofferma a guardare Muyassàr per diversi istanti, contemplandolo in quello stato. Sulla sommità del suo capo, l'uomo non ha più nemmeno il suo regale e prestigioso turbante, dato che Amina gliel'ha sciolto dalla testa per medicare il sultano con maggior libertà. Un lenzuolo di raso color avorio, copre la parte inferiore del corpo dell'uomo arrivando all'altezza del suo bacino. Un bendaggio color viola applicato da Amina, avvolge l'intero bacino del sultano, e che gli è stato messo in quella modalità per poter far restare maggiormente ferma la medicazione sulla ferita posizionata sul fianco sinistro dell'uomo. Le nude braccia del sultano sono adagiate morbidamente parallele ai suoi fianchi, e sovrastano il tessuto del lenzuolo. La visione del nudo torace del sultano, porta i battiti del cuore di Raja a tamburellarle dentro, ricordando i momenti in cui aveva potuto accarezzare quella parte del suo corpo, e avendoci anche spesso appoggiato il viso. Vedere in quello stato quell'uomo, i suoi sensi di colpa tornano a farsi sentire perché se Raja non fosse fuggita, lui non avrebbe inviato Masashi a cercarla e, non si sarebbe verificato l'evento che ha portato il coreano a sparare verso la loro direzione, portando Muyassàr a farle da scudo con il suo corpo. Il perché il coreano abbia attuato una simile azione, resta ancora un mistero soprattutto per Butrus, nonostante Raja avesse detto più volte a Muyassàr che, quell'individuo insieme a tanti altri che aveva visto aggirarsi per il palazzo reale, le avevano sempre trasmesso sensazioni negative.

"Perché non ti svegli? Lo stai facendo per punirmi per tutte le volte che sono fuggita da te?"

Raja gli parla sentendo tornare il dolore e, attivarsi una forma di rinfacciamento che non è sicuramente l'ideale per aiutare qualcuno a riprendersi. La donna però è ancora troppo scossa, dominata da una tempesta di conflittuali emozioni che, non le stanno permettendo di lasciar fluire l'energia del suo cuore.

"Va bene, mi hai fatta preoccupare già abbastanza se lo stai facendo per riscattarti da quello che ti ho fatto io, ma ora basta. Devi svegliarti, hai capito? Io sono una danzatrice, non sono una guaritrice."

Raja continua a parlargli senza ricevere nessun cenno positivo di ripresa. Affranta e ancora più preoccupata, si decide quindi a procedere sedendosi sul bordo del materasso, dopo aver appoggiato temporaneamente la ciotola su una sedia poco distante. Con le mani che le tremano, la donna inizia a sciogliere il bendaggio dal bacino del sultano, allentandolo in modo da vedere la ferita. Raja procede con movimenti delicati ed esasperatamente lenti, quasi a rallentatore. Nell'osservare la ferita, la danzatrice nota che il sangue non sta più sgorgando e, che la pelle lacerata dell'uomo si è già riunita, anche se non può considerarsi una ferita del tutto richiusa. La donna resta stupefatta per come quel tipo di ferita si sia già parzialmente rimarginata con il solo utilizzo di acqua e di intrugli naturali utilizzati da Amina, derivanti dagli estratti di gigli. La donna inizia a prendere coraggio e, dopo essersi lavata le mani versando dell'acqua in un'altra bacinella collocata in precedenza da Amina su un mobile vicino, inizia a versare il distillato dei gigli sulla ferita dell'uomo, eseguendo i movimenti di entrambe le mani cauti e dolci anche se tremanti, non solo per il timore di procurare dolore fisico al sultano, ma soprattutto perché senza rendersene conto, Raja sta amorevolmente accarezzando la ferita.

"Hai fatto abbastanza il sultano. Ora è necessario che tu faccia il guerriero. Un guerriero che però dopo una dolorosa battaglia, fa ritorno a casa"

Gli sussurra continuando ad accarezzare la ferita cospargendola del distillato floreale, senza però ancora vedere nessun segnale di ripresa dall'uomo. Dopo aver accudito la ferita con l'aiuto dei gigli, a differenza di Amina, la danzatrice lascia la ferita scoperta senza bendaggio, ma libera di respirare. Dopo aver appoggiato la ciotola su un mobile vicino, Raja torna a sedersi accanto all'uomo. Gli accarezza i corvini capelli e la barba, come se lo stesse vedendo per la prima volta con nuovi occhi, contemplando ogni più piccola parte di lui, come se fossero preziosi pezzi di un'opera d'arte, quasi come se stesse vedendo la bellezza della creazione stessa, nel solo osservare quell'uomo.

"Non ti piace fare il guerriero vero? Ora però ho bisogno che tu lo sia. Ho bisogno che tu sia anche un guerriero."

Raja gli continua a parlare con voce bassa e provata, mentre i suoi occhi lacrimano ad intervalli.

"Devi insegnarmi a cavalcare, lo sai? Devi."

Gli dice poi con durezza ma, come se volesse spronarlo a riprendersi.

"Lo vorrei."

Si corregge accorgendosi di aver parlato come se avesse dato ordini. Tutto però ancora tace. Affranta, Raja va a bagnare un fazzoletto nel distillato di gigli per tamponare con dolcezza la fronte del sultano, facendo scorrere il bagnato e rinfrescante tessuto sul suo viso e sulla barba, come se stesse disegnando qualcosa senza nemmeno sapere cosa. Le viene istintivo, seguendo il flusso delle sue mani che sembrano sapere dove andare e cosa fare in quelle precise parti del viso dell'uomo. Nel non vedere ancora nessun segnale di risveglio, Raja scivola verso il basso, sedendosi esausta per terra, mantenendo però il viso alzato verso la sagoma di Muyassàr. La donna china e appoggia un lato del viso sul materasso, allungando una mano verso quella dell'uomo per sfiorargli le dita e lasciando le sue a contatto con quelle di lui.

"Mi dispiace averti ferito."

Sono le parole che improvvisamente Raja pronuncia, come se medicando lui, una sua grande parte di orgoglio si fosse sciolta, permettendole di entrare in connessione con il proprio cuore.

"Anche tu hai ferito me. Lo so, mi hai chiesto scusa diverse volte, ma io… non riuscivo a perdonarti. Nonostante questo, mi hai fatto da scudo e ti sei preso un proiettile che forse era destinato a me, anche se non so ancora il perché. Forse è il tuo cuore ad essere più capace di amare e di perdonare rispetto al mio. Nonostante ti abbia giudicato e insultato con indignazione per i traffici dei tuoi affari, trattandoti come il peggior criminale e senza sentire le tue motivazioni, sei stato tu il più capace a parlare con il cuore. Lo riconosco e me ne dispiace, ma… non sono stata capace di farlo prima."

Raja sente le sue lacrime scivolare lungo i suoi zigomi, bagnando un lembo del lenzuolo.

"Perdonami per aver ferito il tuo cuore senza nemmeno accorgermene, senza riuscire a dare valore a tutto quello che mi avevi donato."

Raja lascia che tutte le emozioni connesse al cuore possano essere liberate in un momento in cui una parte orgogliosa di lei, si sente più libera di poterlo fare ma che forse è riuscita a fare, grazie all'idea di non essere consciamente ascoltata dall'uomo. Un altro aspetto interiore di Raja invece, le sta finalmente permettendo di dare voce ad una parte di lei che "obbedisce" al cuore, capace di lasciar andare ogni forma di orgoglio, ego e vergogna. Improvvisamente un movimento delle dita di Muyassàr, porta a sfiorare diversamente quelle della mano con cui Raja è a contatto con l'uomo, facendole sentire una scarica di brividi lungo tutto il braccio e, che la portano ad alzare immediatamente la testa verso il sultano, vedendo però i suoi occhi ancora chiusi.

"Muyassàr! "

Lo chiama speranzosa sollevandosi ma, staccando repentinamente la mano da quella del sultano, quasi come se una parte di lei si stesse vergognando di essersi lasciata troppo andare. Come avrebbe dovuto comportarsi ora, se lui avesse riaperto gli occhi dopo aver ascoltato le sue parole? Raja resta quasi in apnea, nella speranza di rivedere l'uomo riaprire gli occhi, mentre un'altra parte di lei, vorrebbe sperare che lui non possa aver sentito nulla di quelle parole, per poter mantenere alto, un tipo di onore e orgoglio attivato da un femminile che ancora si sente ferito. Qualche secondo dopo, gli occhi del sultano iniziano ad aprirsi lentamente, portando i battiti del cuore di Raja ad una improvvisa accelerazione, dovuta ad una incontenibile gioia, ma anche ad un limitante terrore all'idea di dover mettere in pratica il tipo di perdono che il suo cuore le ha sussurrato di comunicare all'uomo. A quali emozioni avrebbe dato spazio nella sua battaglia interiore tra Luce e Ombra e quindi tra Amore ed Ego, specchiandosi negli occhi di quel maschile che così tanto aveva amato ma al tempo stesso "detestato"?

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