Giglio guaritore e trasformatore tra Maschile e Femminile



Marocco, Casablanca: Oasi del Giglio

Raja continua a restare con il respiro in apnea, nel vedere finalmente gli occhi del sultano riaprirsi lentamente.

"Muyassàr…"

Mormora ancora richiamandolo con un filo di voce appena udibile mentre lo sguardo di quel maschile, attraversa i suoi occhi come se stessero facendo ritorno a casa, dopo un lunghissimo viaggio di anni luce.

"Mia… Dea…?"

Le chiede l'uomo in un faticoso sussurro mentre il suo intero corpo, viene pervaso da una rinnovata energia, facendogli percepire il calore della mano della danzatrice che, è rimasta a contatto con quella del sultano dopo averlo medicato e accudito per diverse ore.

Nel sentire quelle profonde parole, a stento lo sguardo di Raja riesce a frenare una sacra emozione come mai prima si era palesata in lei.

"Sono solo: Raja."

Gli risponde la donna sminuendo però le parole del sultano che, in risposta, stringe con maggior calore la mano della danzatrice.

"Allora sì. Sei la mia Dea. Sei… proprio tu."

Sussurra ancora come se fosse incredulo di vedere quella donna al suo capezzale in un atteggiamento caldo, affettuoso e amorevole, considerando per quanti mesi lei aveva cercato di fuggire da lui a causa dei suoi traffici di affari non approvati dalla donna, oltre che ferirla emozionalmente.

"Sono Raja."

Le labbra della donna tremano per l'emozione di vedere l'uomo vivo e cosciente e, nonostante una parte di lei avrebbe voluto lanciarsi su di lui per baciarlo dalla gioia, un'altra parte di lei che ancora teme qualcosa, la spinge a mantenere ancora la distanza dall'uomo. Raja si solleva dal pavimento sentendo la presa della mano del sultano che non la lascia un solo attimo, costringendola invece a mettersi seduta sul bordo del letto accanto a lui. Si guardano silenziosamente ma profondamente negli occhi, mentre le lacrime di Raja scivolando lungo uno zigomo del viso.

"Mio fiore. Sono lacrime di sofferenza? Ho nuovamente fatto piangere il tuo cuore, mia Dea?"

Raja scuote la testa riuscendo a stento a non gettarsi su di lui per rassicurarlo, ma una parte del suo orgoglio le sta ancora impedendo di far agire il suo cuore.

"Non sono lacrime di sofferenza. Ma lo sarebbero state se non avessi più riaperto gli occhi!"

Esclama non riuscendo più a trattenere le sue autentiche emozioni di gioia e, di quelle veicolanti la pena provata all'idea di perderlo. L'uomo fa l'atto di sollevarsi con il busto, ma Raja cerca di fermarlo per paura che la ferita sul fianco torni a sanguinare.

"Resta steso! Non hai più nemmeno la medicazione perché ho cercato di accudire io la tua ferita, ma non sono un medico e ho paura che…"

Cerca di dirgli marcando il motivo per il quale lui deva evitare di alzarsi, ma Muyassàr si oppone con una delicata ma mascolina mossa, riuscendo a raddrizzarsi con la schiena senza smettere di lasciare la mano di Raja.

"Hai accudito tu la mia ferita?"

Le chiede guardandola con occhi profondi e pieni di gratitudine.

"Non sono stata io a salvarti. E' stata una donna di nome Amina a soccorrerti per prima, ma…"

"E la ringrazierò a vita per avermi permesso di poter rivedere te, mia Dea. Ma non sminuirò il coraggio che hai avuto per accudire questa ferita e il potere che hai innescato per farmi uscire dal tunnel nero in cui ero finito."

Muyassàr interrompe la donna, pronunciando però delle parole che sembrano raccontare il mistero di qualcosa di vissuto mentre il suo Spirito stava attraversando un passaggio tra vita e morte per poi fare ritorno a lei.

"Hai rischiato di morire finendo in un tunnel nero, a causa di quel criminale che ti serviva a palazzo. Lo considererai ancora un tuo fedele compagno di affari?"

La voce di Raja vibra tra un tono accusatorio giudicante e uno silenziosamente amorevole che vorrebbe emergere per farsi strada da quello opposto.

"Ora tutto quello che desidero e chiedo, è che tu possa fare ritorno a palazzo e… ridarmi la possibilità di dimostrarti che nulla ha più valore della tua presenza e permanenza nella mia vita."

Raja china la testa allontanando la mano dal sultano.

"Non hai più da dimostrarmi tutto questo, altrimenti non avresti fatto l'impossibile per farmi seguire e pedinare perfino da scagnozzi simili, uno dei quali è stato capace anche di sparare verso la nostra direzione e senza aver nemmeno capito verso chi era indirizzato quel proiettile."

Gli risponde la donna confusa e titubante per poi rialzare il viso verso l'uomo.

"So quanto tieni a me. Me l'hai fatto capire soprattutto attraverso azioni che ho ancora difficoltà ad accettare e perdonare, anche se vorrei riuscire pienamente a farlo. Ma il punto è che io ho paura degli affari con quella gente e, il tuo sentimento per me, non è superiore al tuo senso del dovere verso quegli affari."

Il sultano capisce che per Raja sembra essere ancora più importante la questione economica rispetto ai suoi sentimenti per lui.

"E invece il tuo sentimento per me, Raja? Lo consideri così inferiore rispetto all'esistenza del mio dovere verso quegli affari?"

E' la contro risposta dell'uomo che turba la danzatrice, come se lui le avesse sbattuto in faccia lo stesso aspetto di una dinamica interiore riguardante lei, ma che la donna riesce a vedere solo esistere in lui.

"Torna a palazzo con me e affrontiamo tutto questo in quell'ambiente che ti ha permesso di essere così felice e al tempo stesso così delusa."

E' la proposta che l'uomo fa alla donna.

"Non ti chiedo altro, mia Dea. Un giorno. Un solo giorno a palazzo e poi, se davvero non riuscirai ad andare oltre a ciò che di me ti ha così tanto fatto deludere, accetterò di averti irrimediabilmente persa. Che Allah e qualunque divinità esista, mi assistano per ridarmi la forza di non ricadere nel baratro dell'oscurità, nel perderti ancora una volta."

Le parole di Muyassàr preoccupano Raja ma, allo stesso tempo la commuovono, percependo una nuova forza nel sultano che, non ha fatto alla divinità, la richiesta di dargli la forza per riprendere a farla seguire, ma di ricevere la forza per non ricadere nelle stesse oscure precedenti reazioni, a causa delle quali aveva più volte rischiato di perdere definitivamente la donna, oltre che a ferirla emozionalmente.

Muyassàr riprende la mano della donna con dolcezza e calore e, la porta lentamente con sacro ed elegante movimento, verso le proprie labbra senza smettere di fondere il suo sguardo negli occhi di lei.

"Un solo giorno, mia Dea. Poi ti lascerò libera, ovunque tu voglia andare. Concedimi l'opportunità di farmi perdonare e di dimostrarti diversamente che cosa potrei essere disposto a fare per te."

Il sultano sfiora la pelle della mano di Raja con le labbra, innescando nella donna febbricitanti brividi che la pervadono in tutto il corpo, per quanto sia potente il sentimento e il fuoco che quell'uomo veicola per lei.

"Promettimi che almeno in quel giorno, non farai accedere a palazzo nessuno degli uomini che sono in quel giro di affari."

E' però la richiesta della donna che, poi aggiunge qualcosa che fa entrare in diversa comprensione il sultano.

"Ho paura. Ho paura di loro. Forse tu no, e forse non hai paura nemmeno dopo aver rischiato la vita nell'essere stato sparato proprio per mano di uno di quei criminali. Ma io non ho questo coraggio, né lo voglio trovare, perché quella gente, non dovrebbe sporcare un luogo così tanto meraviglioso e sacro, come quel palazzo pieno di magia e bellezza."

"Ciò che chiedi, sarà esaudito."

Il sultano vede un giglio bianco collocato sul comodino vicino la ciotola dell'estratto di giglio che gli è stato applicato per aiutarlo a guarire dalla ferita e, lo prende con una mano per posizionarlo davanti a Raja in mezzo ai visi di entrambi.

"Che questo fiore possa diventare il simbolo di quanto potente sia la sua Essenza nelle mani di una Dea che, ha saputo medicare, guarire e far ritornare in vita, ciò che ha rischiato di perdersi, nella voragine del dolore più profondo e oscuro."

Lacrime di incredulità e commozione scivolano silenziose lungo gli zigomi di Raja, per quanto le parole di quel maschile, ora suonino così sacre e nobili pronunciate da quelle labbra, a tal punto da sembrare che quel maschile sia stato realmente trasformato a qualcosa di nuovo o, forse riportato a ciò che invece gli era sempre appartenuto originariamente, ma che poi era finito per perdersi nell'oblio del tempo dimensionale. Muyassàr porge il giglio alla danzatrice, restìa a prenderlo in consegna con un simile simbolismo. Il sultano immediatamente lo percepisce.

"Cosa c'è, mio diamante ancestrale?"

"Non posso aver avuto io un simile potere. Non sei tornato in vita per questo, ma perché…"

"Ssst…"

Muyassàr la zittisce con un sussurro posandole un carezzevole dito sulle labbra, per impedirle di sminuire ciò che invece lui vede in lei, nel ruolo di un maschile che mostra e che porta alla luce del sole, ciò che un femminile invece custodisce o nasconde nell'ombra.

"Permetti a questo fiore di aiutarti a vedere ciò che hai fatto e, che Sei."

Muyassàr continua a porgere il giglio alla donna che, con mano tremante sfiora il gambo del fiore per poi avvolgerlo in una carezzevole presa, sentendo poi anche l'altra mano del sultano, avvolgere la mano di Raja insieme al gambo del fiore, come in un sacro tutt'uno. Quello che sarebbe successo in seguito, sarebbe dipeso dalla scelta e decisione della danzatrice e, anche dal tipo di potere che lei avrebbe dato alle parole di quel maschile. Un maschile che sembra essersi risvegliato a qualcosa di profondamente nuovo, ma ancora tutto da scoprire.


Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia