Dissacrazione o purificazione

Nevada, Monastero

Raja vede la badessa aprire la porta di un' isolata area del monastero. La porta si apre con un fastidioso cigolante rumore, caratteristico suono originato da qualcosa di usurato ormai da tempo. Raja cammina lentamente entrando nella nuova area, portando in braccio una borsa con le cose più importanti che ha scelto di portato con sé, non riuscendo ancora, né a comprendere né ad accettare che, stia venendo accompagnata in una stanza ancora più isolata e spartana della precedente.

"Badessa, io..."

"Raja, non credo che tu ora possa permetterti di dire qualcosa, dopo tutto quello che é successo, quindi ora entra. Sei esclusa dalle consuete attività e, domani mattina ti verranno date nuove disposizioni dall'abate Leandro. Fino a quel momento chiederai perdono a Dio."

"E che cosa avrei fatto a Dio? Ho aiutato una vita! Lui ne sarà sicuramente contento a differenza di voi!"

Raja questa volta protesta alterando ancora di più la voce che, si propaga nell'area circostante con un potente eco. La badessa afferra Raja per un braccio e la spinge all'interno della nuova stanza, facendola perfino cadere a terra con tutta la borsa.

"Medita Raja, medita! Ti farà solo che bene questo nuovo alloggio, e finalmente imparerai cosa sono l'umiltà e il rispetto! Non ti é concesso di uscire se non per andare nel bagno, e non ti é nemmeno permesso di parlare con altre sorelle! Mi sono spiegata?"

Detto questo la badessa esce dalla stanza chiudendo la porta, sbattendola, quindi si allontana da quell'area del monastero. Umiliata e stanca di dover combattere per riuscire a far comprendere e a far rispettare le sue di "visioni", Raja si prende il viso tra le mani scoppiando in lacrime. Questa volta la donna viene presa dallo sconforto più totale, gettandosi su un letto ancora più spartano rispetto a quello della precedente camera. La falsa monaca afferra le lenzuola tirandole con rabbia e colpendo ripetute volte il materasso con le mani, come se volesse sfogare in quel modo, la sofferenza per il tipo di vita che sembrerebbe essere "costretta" a dover affrontare. Quanto ancora avrebbe potuto resistere lì dentro? Cos'altro avrebbe dovuto sopportare, prima di iniziare ad agire diversamente, per liberarsi da una simile situazione? Raja continua a piangere, fino a sentir quasi consumarsi gli occhi dalle lacrime. Dopo un pianto liberatorio, la donna si infila sotto le coperte, rannicchiandosi e stringendo al petto un ciondolo che ha sempre tenuto nascosto nella borsa, dato che, se fosse stato visto, sicuramente la badessa glielo avrebbe fatto togliere, non essendo un oggetto religioso approvato dall'ordine di quel monastero. La mattina seguente, Raja si solleva di soprassalto dal letto della cella, per aver sentito bussare insistentemente alla porta, dalla mano della badessa Miranda, sollecitando il risveglio di Raja e comunicandole di recarsi il prima possibile nell'ufficio dell'abate Leandro. Dopo essersi infilata velocemente la tunica ed essersi sistemata alla meglio il copricapo, Raja si dirige verso l'ufficio in cui le é stato ordinato di andare, trovando l'abate Leandro già seduto alla scrivania. L'uomo alza la testa verso di lei, non appena vede Raja fermarsi sulla soglia della porta.

"Vieni Raja. Ti aspettavo."

L'abate le fa cenno con una mano di avvicinarsi, invitandola anche a chiudere la porta. Raja si avvicina alla scrivania a passo lento, con le dita delle mani intrecciate fra di loro, e con le spalle quasi cadenti in avanti, come se fosse interamente contratta, assumendo una postura di istintiva autoprotezione.

"Avanti, non indugiare. Siedi."

Raja prende posto sulla sedia, chinando il viso e portando le mani sul grembo, per cercare di calmare il turbine delle sue emozioni che, le trasmettono uno stato di ansia proprio in quella zona del suo corpo fisico. La scrivania di legno, separa Raja dalla sedia dell'uomo, che subito si abbassa il cappuccio lasciando emergere il suo viso incorniciato da castani e brizzolati capelli di media lunghezza, e da un pizzetto altrettanto brizzolato che, gli copre parzialmente il mento. Il viso dell'uomo presenta anche un paio di cicatrici in alcuni punti della pelle, e il suo sguardo in quel momento, innesca in Raja una sensazione di maggior soggezione. La donna non riesce a comprendere, come un uomo così facilmente capace, di incutere simili sensazioni negative, possa rivestire un ruolo religioso dedicandosi all'insegnamento del divino.

"Hai avuto modo di riflettere su quanto hai fatto ieri, e in questi ultimi giorni?"

Le chiede l'abate con voce lenta e sguardo indagatorio. Raja resta a testa china, non riuscendo più a sostenere gli occhi di quell'abate.

"Si..."

Si limita quindi a mormorare, continuando a restare a testa bassa. Le mani di Raja si agganciano fra di loro in un movimento che trasmette una crescente tensione, nonostante lei non si stia più scegliendo di ribellarsi, ma "ammettendo", almeno illusoriamente agli occhi dell'abate, di aver "sbagliato".

"Hai quindi compreso di aver infranto molte regole, comprese quelle sul rispetto?"

"Si...ma..."

"Ma, cosa?"

"Ma...mi chiedevo anche..."

La voce di Raja sembra andare alla ricerca di forza e coraggio, ma il tono e lo sguardo dell'abate, la fanno rinunciare a proseguire di parlare.

"COSA?"

E' l'intimidatoria e autoritaria domanda dell'abate che, va puntualmente ad interrompere la donna.

"Credevo di aver fatto bene ad aiutare la vita di un uomo."

"Guardami."

Raja continua a restare a testa bassa.

"Ho detto: guardami. Hai dimenticato i voti di obbedienza?"

Raja ora alza lentamente lo sguardo, restando però sempre a testa bassa.

"Disobbedire a me, é come disobbedire a Dio. Lo sai vero?"

Raja riabbassa nuovamente lo sguardo perché, non riesce a trovare il coraggio di guardare quell'abate negli occhi per gridargli in faccia, tutta la sua disapprovazione per aver sentito quell'affermazione che lei non condivide.

"Guardami!"

L'abate alza ulteriormente la voce, facendo alzare meglio la testa della preoccupata Raja.

"Lo sai, vero?"

Le richiede l'abate. Raja annuisce, come se volesse cercare di mascherare la sua reale emozione, dato che non crede a quanto Leandro sta cercando di inculcarle nella mente.

"Sai anche che bisogna fare penitenza, per poter espiare il peccato di questa disobbedienza, vero?"

"So anche questo."

E' la risposta di Raja che, continua a fingere di assecondare l'abate.

"Molto bene. Farai penitenza a me, perché io rappresento il divino."

L'abate si alza dalla sedia, facendo sentire a Raja dei brividi di inquietudine, sia per l'affermazione che la donna ha appena sentito, sia per i passi che l'abate muove per avvicinarsi verso di lei.

"In...in che cosa...consisterebbe la...penitenza?"

Riesce a chiedere alzando lo sguardo verso l'abate che, dopo essersi avvicinato alla donna, la guarda dall'alto. La mano dell'abate si dirige lentamente verso il copricapo di Raja facendoglielo scivolare giù, attuando un'azione che fa sbarrare gli occhi della donna, dato che Raja, come tutte le altre monache del monastero, avevano sempre ricevuto l'ordine di tenere il copricapo sulla testa, in qualunque tipo di circostanza. L'infrazione di quella regola, attuata ora dall'abate, sembra però non contare nulla.

"Monsignore...la regola dice che..."

Raja porta le mani sul tessuto del copricapo, per farlo risalire verso il suo viso e i capelli, ma l'abate le afferra un polso, per guidarlo verso il basso, in modo da impedire a Raja di ricoprirsi la testa.

"La regola dice che devi tenere il copricapo in ogni momento. Ma ora sei in penitenza, e durante una penitenza, devi sottostare a nuovi ordini. Ora tu, lascerai libero il tuo viso."

Raja riporta le mani sul grembo, mentre le sue dita cercano conforto fra di loro in un intrecciante e smanioso gesto che, trasmette un tipo di sopportazione che é ormai prossima ad esaurirsi.

"Molto bene. Voglio che mi guardi negli occhi, o forse temi Dio?"

"Io non temo Dio."

Raja mantiene lo sguardo basso.

"Temo lei, per quello che si é messo in testa di essere."

"IO SONO DIO!"

Le urla inferocito. Una lacrima scende lungo il viso di Raja che, sta disperatamente cercando di non piangere.

"Ora ti alzerai, e guardandomi negli occhi, mi prometterai totale devozione, obbedienza ed espiazione dei tuoi peccati. Il tuo spirito si deve purificare, e sarà possibile attuarlo solo con me, perché Dio é purificazione dello spirito e della carne, e io sono Dio."

Raja si stringe tra le braccia, in preda al più totale panico, nel percepire da quelle ultime parole, come se Leandro avesse appena decretato un sottile e ambiguo annuncio, che avrebbe portato all'azione di far realizzare, una potenziale violazione di qualcosa. La donna resta immobile.

"Devozione e obbedienza Raja, ora!"

Le grida di Leandro, fanno attirare l'attenzione della badessa Miranda, che pochi istanti dopo, apre la porta dell'ufficio per verificare che cosa stia succedendo nell'ufficio.

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